Il resoconto di Marco Bruni, presidente del Comitato Emergenza Lupo Arezzo, dell’incontro riguardo il problema lupo svoltosi il 13 novembre scorso presso il Ministero delle Politiche agricole, promosso dall’on. Pietro Fiocchi, con il sen. Patrizio Giacomo La Pietra ed il Gen. Donato Monaco dei Carabinieri Forestali.
Ad interloquire con l’esponente del governo, che ringraziamo per la disponibilità all’ascolto così come ringraziamo l’on. Fiocchi per la sua attenzione ai problemi causati dalla incontrollata presenza dei lupi nei territori antropizzati, erano presenti associazioni e comitati rappresentativi di realtà di allevamento estensivo e di situazioni dove il lupo provoca un significativo allarme sociale.
Hanno contribuito all’incontro anche Enalcaccia, il Consigliere Regionale Marco Casucci e l’associazione ambientalista Wilderness Italia che, sul tema del lupo, sostiene le ragioni del mondo rurale. Le associazioni e comitati presenti all’incontro hanno inteso rappresentare al sottosegretario come l’impostazione del “Piano lupo” risulti del tutto inadeguata a contrastare sia l’aumento dei danni provocati dai lupi alle aziende zootecniche e l’abbandono dei pascoli che, sul piano sociale, le predazioni di animali d’affezione, l’insicurezza, le limitazioni della libertà di esercitare attività all’aperto.
Il Piano lupo, infatti:
- è preoccupato prioritariamente della conservazione del lupo, un fatto anacronistico, alla luce della numerosità raggiunta dalla specie e degli orientamenti della stessa Commissione Europea che ha recentemente invitato i paesi membri a utilizzare la normativa comunitaria al fine del controllo del predatore annunciando l’allentamento della protezione della specie;
- è teso a limitare quelle pratiche d’allevamento che possono rendere problematica la “convivenza” che si continua a considerare facilmente attuabile ignorando le conseguenze della crescente numerosità e aggressività dei branchi e della perdita di timore nei confronti dell’uomo;
- nega la possibilità di applicare piani di contenimento come quelli adottati dagli altri paesi europei considerando il ricorso alle deroghe come “eccezionale” (mentre le deroghe sono applicabili secondo la Direttiva Habitat in misura corrispondente all’entità dei danni economici e dei pericoli per la sicurezza pubblica);
- non tutela la sicurezza pubblica perché considera come pericolosi solo alcuni comportamenti del lupo, prevedendo la rimozione solo nel caso di attacco “non provocato dalle persone”.
Per queste e altre ragioni, le associazioni e i comitati hanno ribadito al sottosegretario La Pietra che non intravedendo alcuna possibilità di “ritocchi” al Piano così come impostato, auspicano una sua ampia riconsiderazione o, qualora questa non risultasse possibile, un rinvio a dopo le elezioni europee. Approvare il “Piano lupo”, congelando per lunghi anni lo status quo, avrebbe conseguenze devastanti per gli allevamenti e per la realtà rurale, proprio quando il lupo sta diventando un’emergenza sociale ed è prevedibile anche un cambio di atteggiamento dell’opinione pubblica.
A sottolineare questa emergenza, al sottosegretario La Pietra sono state consegnate, nell’ambito dell’incontro, 3691 firme raccolte in provincia di Arezzo e 7.171 in provincia di Sondrio, in calce a petizioni che richiedono misure efficaci ed urgenti per prevenire i rischi per l’incolumità pubblica, derivanti dalla crescita non solo della presenza
dei lupi nei centri abitati ma anche dal verificarsi di episodi di aggressioni a persone e di intrusioni in abitazioni e loro pertinenze.
Sono state consegnate altre 1400 firme raccolte nell’area dell’Amiata per dire no al progetto dei lupi del Monte Labbro.
Erano presenti ed hanno sottoscritto la ferma opposizione al “Piano lupo”: per il Piemonte l’Associazione per la difesa degli alpeggi piemontesi ed il Comitato per la salvaguardia degli allevatori del VCO; per la Lombardia i Comitati per la tutela delle persone e degli animali dai lupi e L’Associazione pastoralismo alpino; per la Toscana il Comitato pastori d’Italia, il Comitato “Emergenza lupo – Arezzo” e l’Associazione Radici in Appennino; per l’Abruzzo il Comitato spontaneo allevatori Abruzzo.
Il Comitato “Emergenza lupo – Arezzo” intende ribadire anche in questa sede che la gestione del lupo è esclusivamente ideologica e non scientifica.
Questo animale negli ultimi 20 anni di NON GESTIONE è passato dalla necessità legittima della protezione a diventare un animale pericoloso ed infestante.
La politica in questi anni ha lasciato degenerare la situazione creando di fatto una sorta di “RANDAGISMO DI STATO”, causando danni enormi a carico delle finanze pubbliche e sta mettendo in pericolo le persone, la biodiversità e l’ambiente.
Non servono nuove norme o modifiche a quelle esistenti, o inutili “Piani lupo”, la Direttiva Habitat fornisce adeguati strumenti per gli interventi di contenimento, che potrebbero iniziare da oggi, lo abbiamo detto chiaramente anche durante l’incontro al Ministero.
Le altre nazioni europee hanno iniziato il contenimento in virtù della stessa normativa che vale anche per l’Italia, nonostante abbiano un quantitativo di lupi assolutamente inferiore al nostro. Ogni ulteriore ritardo è doloso e imperdonabile.