di Eleonora Francini
Non passa istante, senza che quel triste elenco non si allunghi. Ogni giorno, in Italia, ci sono 89 donne vittime di violenza di genere e nel 2021 sono stati 109 i femminicidi, il 40% di tutti gli omicidi commessi. Di questi, 93 sono avvenuti in ambito familiare-affettivo e, in particolare, 63 per mano del partner o dell’ex partner.
Di fronte a queste cifre tanto indicative quanto drammatiche, c’è da chiedersi quanta strada ancora ci sia da fare prima che le donne siano trattate alla pari e quanto tempo serva affinché si riesca a superare le retoriche di una società di matrice patriarcale, pervasa dalla cultura della discriminazione e sottomissione femminile.
Continuano ad essere troppe le donne uccise in Italia dal compagno, dall’ex compagno o dai famigliari. Troppe le percosse, le violenze, gli abusi e i maltrattamenti così risonanti agli occhi della vittima all’interno di quelle ineluttabili mura domestiche, ma così silenziosi agli occhi delle istituzioni.
Oggi, giovedì 25 novembre, si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza voluta dalle Nazioni Unite che l’ha istituzionalizzata il 17 dicembre 1999 con una risoluzione, la 54/134, dove si definisce questa violenza «una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, ad oggi, non viene denunciata, a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano».
Questa data è stata scelta in memoria delle sorelle Mirabal, attiviste politiche massacrate per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo, un crimine diventato tristemente “simbolico” per modalità e contesto in cui è stato compiuto. Bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, le tre donne furono condotte in un luogo nascosto dove furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Purtroppo questa barbarie prosegue tuttora, in un’Italia ancora orfana di una legge che inasprisca le pene per chi commette atti così crudeli. Un’Italia che oggi però, unita più che mai, si dipingerà del rosso più splendente in rappresentanza di tutte le vittime di violenza o femminicidio.
Alcune sono morte per un amore malato, altre uccise da chi diceva di amarle, per un ‘no’, per un rifiuto, semplicemente perché non si accetta la fine di una relazione. Non sono le donne a dover imparare a difendersi, ma forse gli uomini a dover imparare ad amare.