FIRENZE. “È inconcepibile che siano tutelati i lupi e non le nostre aziende agricole. Dal momento che questi animali vengono riconosciuti come specie protetta, sarebbe altrettanto corretto tornare ad agire per evitare danni enormi a chi lavora nelle aree interne e montane. Queste zone tra dieci anni saranno abbandonate se non troveremo alla svelta una soluzione: chi è che investirebbe sapendo i rischi che si corrono attualmente?”. Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, chiede interventi urgenti sul riequilibrio della presenza di lupi, predatori e ungulati, la cui coesistenza con l’agricoltura e l’allevamento “è ormai impossibile”.
“Il tempo è finito – aggiunge – da parte nostra ci rendiamo disponibili a un incontro con la Regione Toscana: troviamo presto delle soluzioni, altrimenti saremo costretti a manifestare il nostro dissenso in modo più forte. L’ultimo caso, quello dell’allevatore di Cetona Mario Mori denunciato per aver messo provocatoriamente una taglia sui lupi, è la goccia che fa traboccare il vaso: lui ha sbagliato a usare quelle parole, ma non si possono dimenticare i pesantissimi danni che la sua azienda ha subito e sta subendo a causa dei lupi”.
“La convivenza tra fauna selvatica e attività agricole sarebbe anche possibile – prosegue Neri – ma con numeri ben diversi e dotandosi di una serie di strumenti che consentano di tenere i lupi a debita distanza. Prima di tutto bisognerebbe incentivare gli abbattimenti degli ungulati, che spesso costituiscono le prede predilette dai lupi. Poi è necessario ripensare i risarcimenti, che oggi vengono erogati seguendo criteri molto rigidi e in tempi spesso non sostenibili. E servono sgravi e incentivi per le aziende che vogliono dotarsi di recinzioni elettrificate e di altri dispositivi utili a tenere lontani lupi e ungulati”.
“Mantenere in vita le aziende agricole e la redditività di queste professioni è importante – conclude il presidente di Confagricoltura Toscana – anche pensando alle nuove generazioni. Il Covid ha riportato l’attenzione sull’importanza delle aree verdi e della natura, ma i giovani devono poterci vedere un lavoro in tutto questo. Se interveniamo oggi forse c’è una speranza, però dobbiamo farlo alla svelta”.