L’Amministrazione comunale di Cortona fornisce un ulteriore contributo al dibattito intorno alla bonifica della Valdichiana. Venerdì 22 settembre nella sala Pancrazi del Centro convegni Sant’Agostino si terrà la conferenza «Valdichiana, l’impronta illuminista sul paesaggio agrario della bonifica».
L’appuntamento è alle 21 in via Guelfa 40 a Cortona con i saluti istituzionali del sindaco Luciano Meoni; di Nicola Caldarone, presidente del Comitato tecnico del Maec; di Roberto Barbetti, architetto dello staff del sindaco e di Remo Chiarini, ingegnere idraulico. L’incontro è promosso dal Comune di Cortona, con la partecipazione di Bonifiche Ferraresi.
«L’albergo delle rane, e dei pesci è [trasformato] in verdeggianti campi produttrici dei generi più necessari, e salubri all’umano alimento, e comodi della vita. Grano, vino, biade di ogni genere, frutte, seta, lana, carne, cacio, ed erbaggi sono tutti prodotti che si ottengono in quella estensione con minore sforzo d’industria di qualunque altra parte del suolo toscano», scriveva alla fine del 1700 Giovanni Neri Badia a proposito della Valdichiana.
Forse non tutti sanno che quella trasformazione è il frutto considerevole del dibattito scientifico di geografi, ingegneri e matematici che nel periodo compreso fra la metà del XVI° secolo fino al XIX° secolo, si è alimentato attorno a questo territorio, caratterizzato come era da specifiche peculiarità ambientali, al fine di restituirlo alle finalità agricolo produttive, utilissime allo sviluppo economico del crescente Granducato di Toscana.
Alla palude e agli acquitrini malsani si sono potuti sostituire campi fertili, ma perché ciò sia potuto avvenire si sono rese necessarie ingegnose soluzioni idrauliche, una capillare rete stradale che potesse servire la nuova «provincia» unitamente ad una capace organizzazione agraria che si concretizza con la colonizzazione dei nuovi terreni produttivi ed il loro controllo amministrativo.
Si strutturava cosi una crescita demografica della Valdichiana accompagnata dalla «infrastrutturazione» del territorio e da una nuova politica di insediamenti che riconosceva nelle «case su podere» e nel «Sistema di fattoria», la migliore soluzione per soddisfare la richiesta di forza lavoro utile al miglioramento delle coltivazioni e quindi alla elevazione della quantità dei raccolti.
Tutto questo processo che è durato quattrocento anni, che è stato capace di sovvertire il corso di un fiume, prima indirizzato sul Tevere e oggi invece sull’Arno, sperimentando sul campo le innovazioni tecniche sviluppate nel frattempo dagli scienziati operanti alla corte granducale, si riassume nella Bonifica.
In una analisi sistemica dei processi in atto fra scienza e trasformazione ambientale occorre considerare un ulteriore elemento che poi è determinante su tutto: la politica, intesa come indirizzo delle scelte da compiere affinché il processo possa avere ricadute positive e interessanti sia sul piano dello sviluppo sociale, sia su quello più puramente economico.
I Medici prima e i Lorena successivamente, sono stati gli artefici della Bonifica della Valdichiana, essendo mossi entrambi da un obbiettivo comune: sottrarre all’acqua mefitica della palude, terra fertile su cui seminare i cereali, restituendo al territorio vallivo compreso fra Arezzo e Chiusi l’appellativo già attribuito in epoca romana di Granaio d’Etruria.
Tra i sovrani che si sono prodigati per questo, si esalta la figura di Pietro Leopoldo di Lorena, che regna in Toscana dal 1765 al 1790, la cui capacità riformatrice e innovativa cresce in parallelo all’applicazione dei principi illuministici che informavano, al tempo, il dibattito filosofico scientifico dell’Europa.
In questo contesto e sulla base del metodo galileiano già acquisito in Toscana per esperienza diretta, il matematico Vittorio Fossombroni e l’Ingegnere Alessandro Manetti e il cartografo architetto Ferdinando Morozzi, possono fattivamente mettere a punto una pianificazione puntuale del progetto di Bonifica organica, che conferisce alla Valdichiana il suo assetto attuale, nonostante una prosecuzione dei lavori anche dopo la formazione della stato unitario italiano.
Quello che apparentemente, oggi, può considerarsi un paesaggio agrario della provincia italiana è in realtà un paesaggio artefatto, cioè fatto ad arte, una invenzione umana. E in questo risiede l’interesse principale che muove alla sua conoscenza. Gli interventi che si succederanno in occasione dell’incontro si propongono proprio di enfatizzare questo aspetto fortemente antropico che caratterizza il paesaggio chianino, al fine di solleticare la curiosità degli ascoltatori sui temi in discussione di cui abbiamo accennato in precedenza. Occorre, a riguardo, una riflessione.
Sulla Valdichiana esiste una quantità enorme di letteratura, attraverso la quale è possibile indagarla su ogni aspetto che la possa distinguere. Eppure la conoscenza di tutta questa ricerca si ferma, molto spesso agli addetti ai lavori, e non permea nella coscienza del cittadino comune.
Non basta stigmatizzare la loro caratura accademica come elemento squalificante, né tanto meno la endemica scarsità di interesse da parte del pubblico su argomenti ritenuti poco rilevanti alle proprie finalità quotidiane.
Viene da pensare che alla base di questo paradosso ci stia il fatto che a tanta informazione non corrisponda una pari quantità di comunicazione, ovvero: il deposito delle risultanze derivate dalla ricerche e dagli studi specialistici non è valorizzato non perché non vi sia un concreto interesse a conoscerlo, ma perché non è diffuso mediaticamente.
L’obiettivo della serata sarà proprio quello di informare, di comunicare sulle vicende storico politiche di un territorio di per se molto interessante, evidenziando, in ultimo, cosa voglia significare oggi, appartenere alla Comunità della Valdichiana, pensando che ci potranno essere auspicabili sviluppi in tale direzione.