Premiare i Comuni con buone performance di raccolta differenziata, incentivare quei territori che lavorano fattivamente per la riduzione dei rifiuti e favorire quegli ambiti territoriali che chiudono la filiera del riciclo. Sono le proposte che l’Amministrazione comunale di Cortona avanza ai parlamentari, ai consiglieri regionali e che sottopone all’Ato per uscire dall’attuale groviglio della tassa sui rifiuti.
È il tema del rincaro della tassa l’argomento principale di questi giorni, un fatto che deriva da una situazione molto complicata in cui pesano in negativo zone territoriali senza impianti, metodologie di raccolta diverse, gestori non sempre efficienti e il nuovo metodo di calcolo Arera che ha scatenato una «tempesta perfetta».
Arera è l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente, con la Legge di Stabilità del 2018, licenziata nel dicembre 2017 dal Governo Gentiloni le è stato attribuito il compito di regolazione e controllo anche nel settore dei rifiuti, urbani e assimilati.
La regolazione dei prezzi comprende anche le inefficienze economiche e delle prestazioni degli operatori, questo porta a rincari tariffari con scarsa possibilità di intervento da parte delle Amministrazioni locali. La raccolta differenziata senza impianti di trattamento diventa un costo e a partire da quest’anno inoltre con Arera c’è anche l’obbligo di restituire al gestore il 30% dei ricavi dei proventi derivanti dalla vendita della raccolta differenziata. Tale cifra prima era tenuta dalle Amministrazioni per calmierare le tariffe. I Comuni sono solo i puri «Gabellieri» che riscuotono dai cittadini le tariffe tramite i bollettini e li destinano nel nostro caso a Sei Toscana.
Per questa ragione ci facciamo promotori di un’azione che, tramite Anci, coinvolga le amministrazioni locali da inoltrare a Regione e Governo in modo da inserire la possibilità di controllare in modo capillare e in tempo reale l’andamento dei costi del gestore del servizio.
Il Comune di Cortona, in questo contesto difficilissimo, ha cercato di contenere l’ aumento tariffario in particolar modo per le utenze non domestiche che maggiormente hanno subito perdite dovute alle chiusure obbligatorie conseguenti alla pandemia Covid19. Abbiamo stanziato circa 100mila euro che sommandosi agli stanziamenti statali soni andati ad abbattere la parte variabile della tariffa per determinate categorie.
Si va da una riduzione percentuale della quota variabile pari al 100% per le seguenti categorie: musei, cinematografi, teatri, campeggi e impianti sportivi, alberghi con e senza ristoranti, agriturismi, case vacanze, ostelli, case per ferie, ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub e locali notturni.
Riduzione percentuale della quota variabile pari al 65% per: negozi di abbigliamento, calzature, librerie, cartolerie, ferramenta e altri beni durevoli, negozi quali filatelia, tende e tessuti, tappeti, cappelli e ombrelli, antiquariato, banchi di mercato beni durevoli, attività artigianali tipo parrucchiere, estetista, barbiere, rosticcerie, mense, birrerie, hamburgerie, bar, caffè, pasticcerie, ortofrutta, pescherie, fiori e piante, pizzerie al taglio.
Riduzione percentuale della quota variabile pari al 40% per: biblioteche, luoghi di culto, scuole, associazioni, autorimesse, magazzini senza alcuna vendita diretta, esposizioni, autosaloni, attività come botteghe fabbro, idraulico, elettricista, carrozzeria, autofficina, elettrauto, vivai, attività artigianali di produzione beni specifici.