“Ci ho pensato a lungo, prima d’intervenire ma l’elezione del nuovo Presidente della Camera dei Deputati mi ha colpito. Nei miei lunghi anni d’impegno politico mi sono sempre attenuto ai valori e insegnamenti del cattolicesimo democratico che ho respirato nel Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, nella Lega Democratica di Scoppola e Ardigò, nella CISL di Franco Marini, nelle ACLI di Rosati e Giovanni Bianchi.
Ad Arezzo, in Toscana, a livello nazionale, ho animato quel filone generoso di passione politica e di scelta progressiva che si richiama a Dossetti, La Pira, Aldo Moro, Ciriaco de Mita. Quel cattolicesimo democratico che si rafforzò agli insegnamenti del Concilio voluto da Giovanni XXIII e realizzato con rara sapienza da Paolo VI.
Mai avrei pensato che una figura politica come Lorenzo Fontana salisse alla terza carica dello stato. La Fede, che per me è Grazia, non può essere mescolata alla politica, considero la strumentalizzazione della Fede ai fini politici alla stregua di un vero e proprio peccato per un credente.
Brandire rosari e strumentalizzare le immagini sacre della Vergine Maria in raduni politici è orrore e bestemmia. Mi sentii offeso dai feti esibiti a Verona da Lorenzo Fontana e i suoi seguaci tradizionalisti sempre collocati all’estrema destra.
Sono indignato per la citazione di Papa Francesco da parte del neo presidente Fontana nel suo discorso d’insediamento alla Camera dei Deputati. Tutto il pontificato del Santo Padre è opposto alle farneticazioni degli ultras cattolici emuli del vescovo di Econe Marcel Lefevbre. A che punto è la notte?”