Si è tenuta martedì pomeriggio, nella sede della Prefettura di Arezzo, una riunione sul tema dell’accoglienza migranti alla quale erano stati invitati tutti i sindaci del territorio e le associazioni del terzo settore coinvolte nel progetto.
Sono previsti nuovi arrivi dei richiedenti asilo, in numeri consistenti, con una distribuzione diffusa sul territorio. Pur consapevoli dell’estrema difficoltà e della necessità delle Prefetture di reperire posti, le amministrazioni comunali di Talla, San Giovanni Valdarno, Chitignano, Capolona, Castel Focognano, Castelfranco Piandiscò, Cavriglia, Loro Ciuffenna, Montemignaio, Poppi, Pratovecchio Stia, Subbiano, Terranuova Bracciolini, Bucine, Civitella in Valdichiana, Foiano della Chiana e Marciano della Chiana sottolineano che “ridurre l’accoglienza a sola somministrazione di vitto e alloggio, è una strada molto pericolosa da perseguire”.
“Le recenti norme contenute nella legge 50/2023 (Decreto Cutro) – dichiarano i primi cittadini – creano enormi problemi per i Comuni, riversando su di loro costi sociali significativi – e ancor più gravi per i migranti. A questo si aggiunge il paradosso che ci sono posti vacanti nelle strutture del Sistema di Accoglienza e Integrazione (nella provincia di Arezzo sono presenti due SAI adulti e un SAI minori) che non possono essere assegnati ai migranti che arrivano ormai al ritmo di 60-80 al giorno, perché la legge impedisce ai richiedenti asilo di accedere al SAI, riservato ai titolari di protezione e vulnerabili.
Come amministratori rinnoviamo il nostro senso di responsabilità istituzionale ed anche in questa situazione non ci tiriamo indietro, ma proprio in virtù del diritto d’asilo sancito dall’articolo 10 della Costituzione chiediamo che le persone accolte abbiano adeguati servizi di accoglienza ed integrazione, a tutela e garanzia anche delle comunità che accolgono. E’ importante inoltre che la distribuzione venga fatta in modo ragionato ed equilibrato tenendo conto del numero di abitanti del singolo comune e delle caratteristiche specifiche del territorio. Il rischio di tensioni sociali, di mancanza di sicurezza, per l’assenza di obbligatorietà del progetto di integrazione, è infatti molto alto e genera la preoccupazione maggiore.
Non vogliamo le tendopoli nella provincia di Arezzo, vogliamo un progetto di integrazione che renda sicuri e tutelati i migranti ed i nostri territori”.