«Mi è stato detto che (se non voglio morire […]) non dovrò più toccare alcool a vita». Lo aveva scritto qualche giorno fa Lorenzo Cilembrini, “Il Cile”, in un lungo post Facebook.
L’autore di “Cemento Armato” aveva ripercorso con i followers alcuni dei momenti della sua “relazione tossica” con l’alcol. Dal primo drink bevuto a 15 anni in spiaggia per Ferragosto alla sfida di “un beverone gigante con praticamente una bottiglia di Jeagermaister dentro”. In tutto ciò aveva anche accennato ad una ragazza, descrivendola come “alimentatrice della mia autodistruzione“. Aveva infine rivolto un pensiero ai giovani di oggi.
«Perché scrivo qui queste cose? Perché vorrei spiegare ai ragazzi che ogni sostanza va immaginata come un elastico […]. Non abbiate paura di chiedere aiuto se vi sentite schiavi di qualunque sostanza, siamo umani e finché non siamo sottoterra abbiamo diritto a stare il meglio possibile».
Dati i commenti, le reazioni social e pure l’attenzione che il post aveva ricevuto a livello mediatico, il Cile ha deciso di tornare a parlare con un video, per alcune precisazioni. In primis si è lasciato andare ad una nota ironica: «Ringrazio anche la carta stampata digitale che ha pubblicato la cosa! Io vi prego però carata stampata: cag*temi anche quando faccio uscire i singoli!». Prossimamente è infatti in uscita il nuovo brano de Il Cile dal titolo “Fatto”, una canzone che certi versi parla anche di dipendenza.
«Ci tenevo a precisare – ha poi chiarito il cantautore – che la mia condizione è dipesa solo da me, dal mio libero arbitrio. Se parlo anche di persone che “possono alimentarti” ciò no significa che sia colpa loro. Quando hai una condizione di dipendenza, anche tuo fratello ad esempio, in determinate situazione può farti accendere quella scintilla, che però è dovuta alla tua modalità interiore di dipendenza e di autodistruzione».
«Mi piacerebbe davvero che da tutta questa storia si aprisse un dibattito. […] Secondo me i ragazzi vanno educati alle sostanze, che purtroppo esistono. Far capire i pro e i contro. I pro nel senso di quello che nell’immediato ricevi, e i contro quello che a breve e lungo termine, o con la morte, può arrivare. Siamo nel 2023 i ragazzi sono più ricettivi, si informano, ma se ci fosse un organismo educativo che affrontasse la cosa secondo me tante situazioni non dico che si risolverebbero ma magari verrebbero alleggerite».