Antonio D’Urso Direttore Generale ASL TSE: “Questo è uno dei settori che più di altri ha subito cambiamenti ed evoluzioni. Tanti studenti e specializzandi dalle Università. Esperienza sul campo e sostegno concreto al sistema sanitario.”
Dal marzo 2020 abbiamo iniziato a conoscere il servizio Igiene e sanità pubblica, settore strategico e delicato del sistema sanitario. Un ambito che fino all’arrivo della pandemia era rimasto nell’ombra.
Oggi il servizio è quello che più di ogni altro ha pagato l’impegno in prima linea.
“La pandemia ha rappresentato e rappresenta tuttora un evento di proporzioni spropositate per le nostre strutture sanitarie, dichiara il Direttore Generale della Asl Tse Antonio D’Urso. Tutto il sistema è sottoposto ad una grande pressione. Uno dei settori che più di altri ha subito evoluzioni e si è letteralmente dovuto reinventare è quello dell’igiene e sanità, chiamato per ruolo e preparazione alla gestione delle malattie infettive e al controllo della loro diffusione.
In questi mesi per rispondere a questo grande sforzo la nostra azienda ha attivato varie formule per potenziare il personale e la strumentazione del settore. Uno dei cardini di questo percorso è stata la collaborazione con le Università e le Facoltà di Medicina e Chirurgia che ci hanno permesso di avviave un percorso virtuoso, a metà tra il lavoro ed il tirocinio, che da una parte permette agli studenti di fare esperienze dirette sul campo, dall’altra sostiene concretamente il sistema sanitario in questa fase di pandemia. Non finirò mai di ringraziare le decine di studenti e specializzandi che si sono messi in gioco per il bene della comunità. Loro sono il futuro del sistema sanitario.”
Chiara Salini e Sauro Sisi sono due di loro, le voci e le persone dietro alle tante comunicazioni che stanno raggiungendo i cittadini colpiti dal covid.
Chiara, 30 anni, medico in formazione specialistica iscritta al 3° anno in Igiene e Medicina Preventiva presso l’università degli Studi di Siena.
“Trovarsi nel centro dell’uragano della pandemia è stata una bella sfida e mi ha messo subito alla prova. Diciamo che mi ha dato un bell’imprinting per il mio lavoro futuro e…sicuramente da ora in poi non mi spaventerò di nulla!
Certo alcune volte “agendo nell’ombra” e da dietro uno schermo non è così evidente ciò che facciamo, come avviene, ad esempio, per un medico di pronto soccorso, ma sono molte le persone che abbiamo aiutato in questi mesi.
Sapere di essere stati di aiuto, per quanto piccolo o grande sia, è sempre appagante ed è la motivazione che a fine giornata e ci permette di affrontare con il sorriso anche periodi difficili come quelli attuali.
A tutti ripeto sempre di rimanere tranquilli perché non sono soli. Di contattare sempre il proprio medico di medicina generale e di non intraprendere assolutamente terapie fai-da-te che potrebbero peggiorare la situazione.
E per finire, da bravo medico di sanità pubblica ricordo alle persone che è fondamentale prevenire e la migliore cosa da fare è vaccinarsi.”
Sauro, 50 anni è all’ultimo anno di specializzazione di Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Foggia, prima ha studiato da chimico e solo successivamente è divantato medico.
“Le situazioni più forti le ho vissute soprattutto nella prima ondata dove i protocolli prevedevano che la guarigione venisse riconosciuta solo dopo due tamponi consecutivi negativi. Questo a determinato che alcuni pazienti rimanessero in isolamento per tempi lunghissimi, mesi, che ha portato a creare, con essi, un rapporto che andava oltre alla semplice interazione professionale. Adesso, in questa quarta ondata, il lavoro si è stabilizzato ed è divenuto più routinario anche se quantitativamente i numeri sono enormi. I pazienti sono più consapevoli e conoscono meglio la malattia e i passaggi che devono essere fatti. La nostra arma migliore sono i colleghi ed un ambiente di lavoro molto motivante: condividiamo le stesse esperienze, sensazioni e problematiche, loro sono i primi riferimenti a cui chiedere un parere, un confronto, e un supporto…. soprattutto nei momenti più difficili.
A differenza dei primi periodi, le persone più raramente chiedono dei consigli. A chi ancora oggi vuole un parere, però dico che, senza dubbio il covid di oggi è diverso da quello di due anni fa, ma che rimane un patogeno insidioso e per questo la prevenzione attiva come i vaccini ed il rispetto delle regole rimangono le migliori armi per contrastarlo.”