Un progetto nuovo ma dal cuore antico. Nuovo, perché si inserisce in maniera positiva e propositiva nel contesto della ripresa dei viaggi e del turismo dopo lo stop imposto dalla pandemia, con un’offerta integrata e in linea con le rinate esigenze di spiritualità. Le radici affondano nell’antichità, nei pellegrinaggi medioevali sulle vie della fede, nelle radici millenarie del culto per l’Abate di Saint-Gilles e nelle tradizioni storiche dei territori che lo venerano come patrono.
Sant’Egidio, eremita del VII secolo, dalla natia Grecia si trasferì ad Arles (Francia), dove fondò un’abbazia. La sua figura di difensore dei deboli e degli oppressi in una società, come quella dell’Alto Medioevo caratterizzata dal privilegio e dalla sopraffazione, il rispetto per la natura e gli animali, ne fecero l’intercessore privilegiato per comunità piccole e insicure, nonché il patrono e protettore del bestiame, dei malati di lebbra e dei disabili. Il suo culto si diffuse in tutta Europa, dalla Francia all’Italia, dal Belgio all’Olanda. Si festeggia il 1º settembre.
Un filo sottile di leggende, devozione e fede popolare, accomuna nel suo nome luoghi distanti tra loro, sparsi da un capo all’altro dell’Italia: Verrès (Aosta), Rubiana e San Gillio (Torino), Cona / Pergolotte (Venezia), Cavezzo (Modena), Gambettola (Forlì Cesena), Monte San Savino (Arezzo), Avigliano Umbro (Terni), Staffolo (Ancona), Sant’Egidio alla Vibrata (Teramo), Civitaquana (Pescara), Caprarola, Cellere e Orte (Viterbo), Mompeo (Rieti), Camerata Nuova, Filacciano, Rocca di Cave e Tolfa (Roma), Terelle (Frosinone), Frosolone (Isernia), Grottolella e Melito Irpino (Avellino), Altavilla Silentina (Salerno), Latronico (Potenza) e Linguaglossa (Catania).
Da qui l’idea di valorizzare questo legame invisibile, creando un cammino di fede e un percorso di turismo religioso: un progetto di lungo respiro e dalla forte identità, capace di attrarre i fedeli del Santo (italiani e stranieri) in un itinerario a tappe, da percorrere anche a piedi o in bici, capace di offrire bellezze paesaggistiche, artistiche e architettoniche, ma anche suggestioni folkloristiche, ascetiche e spirituali.
Il progetto, come si racconta nel volume, è nato dall’unione di due differenti aspirazioni, religiosa e laica. La prima, in capo al sacerdote don Orazio Barbarino e alla Confraternita di Sant’Egidio Abate di Linguaglossa, promotori nel 2015 del gemellaggio tra la comunità etnea e quella francese di Saint-Gilles du Gard.
Innumerevoli le ricadute del progetto, dal recupero alla valorizzazione di beni culturali ed ecclesiastici e al ripopolamento di borghi e piccoli comuni grazie alla maggiore attrattività economica, dall’implementazione della coesione sociale alla possibilità di creare una massa critica per attrarre fondi comunitari, senza calcolare le implicazioni di natura religiosa, spirituale e immateriale.